TOMMASO BET E MARCO LODOLA

Vista dell’installazione della mostra TOMMASO BET E UN OMAGGIO A MARCO LODOLA.
I miti del Contemporaneo
CASTELLO DEL MONFERRATO
CASALE MONFERRATO (AL)
9 LUGLIO – 4 SETTEMBRE 2022

TOMMASO BET e MARCO LODOLA
MOSTRA ONLINE

Bluart Gallery è lieta di presentare una mostra di e-commerce online che promuove e rende omaggio a questo importante pittore della vita contemporanea in dialogo con una pregiata selezione di “Luminose” di Marco Lodola, per affrontare in parallelo il tema dei miti, più o meno falsi, della contemporaneità.

“Ho paura della mancanza di empatia tra le persone, del fatto che tutto abbia veramente un prezzo e della mercificazione dei valori umani, quando uomini eseguono ordini contro altri uomini come fossero macchine senza coscienza. La commozione è l’unica speranza per ritrovare l’umanità, ed oltre che dal dramma, può essere attivata della bellezza della scoperta, dalla musica e dall’immagine appunto”.
TOMMASO BET

Per la collocazione della pittura del giovane Tommaso Bet, artista friulano, laureato presso l’Accademia delle Belle Arti di Venezia potremmo parlare con certezza di un artista del tempo attuale, ma appartenente a quella seconda interpretazione, chiamata platonica partita dai predecessori come Francis Bacon e Lucian Freud.

“Nelle mie intenzioni questi ritratti sono delle maschere, dei volti di una bellezza commerciale ed odierna, che celano, distraggono da una sottostruttura carnale, che invece rappresenta il lato ferino, potenzialmente mostruoso, dell’animo umano. Fisso nelle mie opere il fascino luciferino nella dicotomia tra demone ed agnolo”.

Non c’è ristoro ai tuoi sensi nelle opere di Bet, come non c’è per l’udito dopo aver appoggiato sul piatto un vinile dei Cro-Mags, pionieri dell’hardcore di New York. Non è musica per orecchie docili, non è pittura per sguardi banali. Sono toni e colori forti, asciugati dalla retorica di un’arte che, per piacere, non deve disturbare.
No, Tommaso Bet disturba.

Lui, pittore vero che dipinge un altro vero.

MARCO LODOLA

L’elemento che ha reso e rende ancor più pe- rentorie e suasive le figure di Lodola è l’incon- tro con la luce” (Gillo Dorfles). “Se provate a chiedere a Marco Lodola com’è che ha deciso di lavorare con la luce vi risponderà sorprendentemente che lo ha deciso guardando le Madonne del Beato Angelico”. In questi due flash di testi critici dedicati all’opera di Marco Lodola, un neofuturista (come lo ha “classificato” il critico Renato Ba- rilli ponendolo tra i fondatori, agli inizi degli anni Ottanta di quel movimento nato nella galleria milanese di Luciano Inga Pin), c’è la sintesi di una ricerca che non dimentica le lezioni di Balla o Depero, ma ci aggiunge un filo elettrico e una presa di corrente.

Nei lavori di Lodola c’è la mistica della luce (quella che, dipinta, avvolge d’eternità le Madonne del Beato Angelico). Ma c’è anche la luce che va al sodo delle forme, ridisegnando lo spazio. Lucio Fontana lo aveva capito a suo tempo, che la luce non bada a inutili fronzoli nella comunicazione spaziale dell’arte: fate un giro all’ultimo piano del Museo del Novecento a Milano e guardate il soffitto.

Le linee-luce al neon disegnano lo spazio, quello che mastro Lucio immaginava ci fosse oltre il taglio, oltre la stessa fine di Dio. Luce, un’eredità che è stata raccolta dalla contemporaneità dell’artista pavese: grazie al potere del neon, nei lavori di Marco Lodola anche l’Uomo Ragno o Superman si concedono alla metafisica luminosa.

Marco Lodola, il maestro luminoso dell’arte contemporanea, quando va in scena lo fa con il ritmo di uno show tra musica e colori. Musica leggera (ma di classe: orecchiabile e intrigante al tempo stesso). Musica che si fa arte, tra pop e nuovo futurismo (l’area definita dal critico Renato Barilli).

TUTTE LE OPERE

TOMMASO BET

Tommaso Bet è un artista italiano, classe 1980, ori- ginario di Sacile, in Friuli.
Dopo aver concluso l’Accademia di Belle Arti a Venezia con la tesi “Evocazione, il primato della calcografia, analisi semiotica sulla stampa d’Arte”, vince una borsa di studio come tutor alla cattedra di G. Quaresimin, lo stesso anno è l’ultimo e più giovane membro ad essere ammesso alla storica associazione degli Incisori Veneti di Giorgio Trentin.

Nel 2008 si trasferisce prima a Zurigo e successivamente a Londra, continuando a sviluppare la propria ricerca artistica, combinando tecniche pittoriche e grafiche.

Dal 2013 inizia a collaborare con Giovanni Granzotto e Studio d’Arte GR.
Attualmente vive e produce le sue opere a Sacile, oltre che collaborare dal 2017 oltreocea- no con la GR-Gallery di New York.
Espone nelle maggiori fiere ed esposizioni nazionali e internazionali, collaborando con gallerie e importanti spazi espositivi pubblici e privati.
Nella tecnica di Tommaso Bet, la formazione grafica e quella pittorica si fondono in un dialogo tra discipline, tecniche e materiali. Nei soggetti delle opere vive un dualismo este- tico composto dalla coesistenza di differenti linguaggi espressivi.
La materica violenza del colore graffiato con la spatola e la precisione dei pennelli dialogano, creando una danza tra stili apparentemente non amalgabili.
Sia nelle opere figurative che in quelle astratte si vive la connivenza tra due pulsioni.

Le violente spatolate materiche che formano la fondamenta dell’opera, rappresentante la natura violenta e sublime del mondo reale, selvaggio ed immaturo, istintivo e violento.

In contrapposizione ad esso la pittura ed il disegno cercano di addomesticare e dare or- dine al caos di partenza, come la ragione che vuol mettere ordine ed addomesticare il mondo ostile e selvaggio.

Una dualità emerge dai soggetti delle tele, testimoniando la ricerca di un equilibrio tra caos e ordine, immagine e materia, un energico bilanciamento volto a cercare un equili- brio dinamico tra dionisiaco ed apollineo.

Questo dialogo tra opposti alimenta la dicotomia percettiva che costituisce l’anima l’ope- ra di Bet, la bella e la bestia si fondono in un unico essere, a testimonianza della visione decadente e disillusa per cui contrapposizione e contraddizione siano alla base fondante della natura dell’esperienza umana.

La produzione artistica è caratterizzata dalla ritrattistica di grandi volti femminili e sog- getti delle forti variegature gothic, cyberpunk e pop, e dalle grandi tele astratte in cui si esprimono potenti composizioni di architetture cromatiche e pareidolie.

MARCO LODOLA

Marco Lodola è nato a Dorno (Pavia). Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Firenze e di Milano, conclude gli studi discutendo una tesi sui Fauves, che con Matisse saranno un punto di riferimento per il suo lavoro, insieme a Fortunato Depero ed il Beato Angelico. Ha esposto in alcune delle principali città italiane ed europee quali Roma, Milano, Firenze, Bologna, Lione, Vienna, Madrid, Barcellona, Parigi e Amsterdam.

Ha partecipato ad esposizioni e a progetti per importanti industrie quali Swatch, Coca Cola, Ferrari, Titan, Grafoplast, Harley Davidson, Ducati, Riva, Illy, Francis – Francis, Dash, Carlsberg, Nonino, Valentino, Coveri, Fabbri, I Mirabili, Shenker, Seat, Lauretana, Smemoranda, Gierre Milano e calze Gallo e Ferrarelle.Diverse sono le sue collaborazioni con scrittori contemporanei tra cui Aldo Busi, Claudio Apone, Marco Lodoli, Giuseppe Pulina, Tiziano Scarpa e Giuseppe Cederna, e con musicisti: 883 di Max Pezzali, Timoria, Gianluca Grignani, Jovanotti, Andy (Bluvertigo), Syria, Nick the Nightfly, Steve Vai, RON, Negramaro.